Il papero dei paperi

C’era una volta, in un comune lontano lontano, un solitario e semi abbandonato papero di nome Assessorato… era triste e desolato… sapeva di poter dare alla comunità grandi opportunità di divertimento aggregazione crescita e inclusione… ma nessuno lo ascoltava e aveva perso le speranze… non aveva più la forza di combattere per farsi ascoltare… come se le sue motivazioni non bastassero più a renderlo visibile e udibile…

Ma il gemito seppur flebile del solitario Assessorato giunse un giorno al cuore di una insolita e non convenzionale donna. Qualcuno aveva bisogno di risolvere un problema e lei aveva la soluzione.

Si mise quindi in viaggio per raggiungere il triste e sconsolato Assessorato.

Quando finalmente giunse a destinazione si presentò ai suoi occhi uno spettacolo di amarezza e scoramento… Ascoltò attentamente ciò che le fu raccontato fino a sentire il profondo dispiacere della situazione, ma soprattutto colse la passione, l’amore e la forza sopita insita nel progetto… 

Nel frattempo lei aveva chiesto ad Assessorato di chiamare a se anche le persone che gli erano vicino e che credevano come lui nel progetto.

Ora toccava a lei: era il momento di tirare fuori dalla borsa la sua speciale macchina fotografica. Lei la aveva battezzata Soul Selfie perché capace di immortalare l’essenziale, ciò che normalmente è invisibile agli occhi: una macchina fotografica stramba fatta di tanti colorati mattoncini. 

5 paia di occhi si sgranarono e la guardarono con fare curioso e un poco impaurito…. ma al suo sorriso tutto svanì e fu così che 5 impavidi, Assessorato, Amministrazione, Relazioni con il pubblico, Bandi, Gare e Vicepresidenza si apprestarono ad iniziare un viaggio fatto di fiducia, gioco e scoperta con lo scopo di creare un nuovo e grandioso progetto, materializzato in un semplice papero, che, guarda caso, ciascuno costruiva in modo diverso dagli altri. 

Ma i modellini che si andavano elaborando non erano solo semplici pezzi di plastica colorata: erano anche una metafora fatta da mani che pensano, bocche che narrano le proprie idee e valori, occhi che immaginano e costruiscono soluzioni.  

L’atmosfera divenne sempre più positiva e propositiva  permettendo alle 5 entità di condividere 5 visioni differenti, di decidere, per ognuno di loro, cosa era importante che rimanesse nel nuovo progetto e di stabilire i principi dei quali  tutti sarebbero stati custodi.

Il papero dei paperi non era la semplice sommatoria delle 5 creazioni dei 5 componenti del gruppo, ma era la parte migliore e irrinunciabile del diverso modo di vedere di ogni singolo componente: era divenuto la soluzione migliore possibile condivisa da tutti e per tutti. 

Fu così che nacque il mitico progetto dei paperi e lo chiamarono il Papero dei Paperi.

Grazie a quella strana macchina fotografica si erano fermati un attimo e, giocando, erano riusciti a scattarsi una istantanea di quell’essenziale che, come insegna la favola del Piccolo Principe, è invisibile agli occhi, ma si può vedere benissimo con il cuore.  

Questa nuova consapevolezza permise loro di strutturare meglio il progetto e dare finalmente alla comunità grandi opportunità di divertimento aggregazione crescita sviluppo e inclusione.